sábado, 11 de febrero de 2012

jueves, 2 de febrero de 2012

Antonia Pozzi


Antonia Pozzi (Milano13 febbraio 1912 – Milano3 dicembre 1938) è stata una poetessa italiana.
« Triste orto abbandonato l'anima
si cinge di selvagge siepi
di amori:
morire è questo
ricoprirsi di rovi
nati in noi »
(Antonia Pozzi, da Naufraghi, 19 dicembre 1933)

La poesía

Parte dal crepuscolarismo di Sergio Corazzini: «Appoggiami la testa sulla spalla / che ti carezzi con un gesto lento [...] Lascia ch'io sola pianga, se qualcuno / suona, in un canto, qualche nenia triste» per poi viverlo interiorizzato: «vivo della poesia come le vene vivono del sangue», scrive, e infatti cerca di esprimere nelle parole l'autenticità dell'esistenza, non trovando verità nella propria e, come riservata e rigorosa fu la sua breve vita, così le sue parole, secondo la lezione ermetica, «sono asciutte e dure come i sassi» o «vestite di veli bianchi strappati», ridotte al «minimo di peso», come scrisse Montale, e trasferiscono peso e sostanza alle immagini, per liberarne l'animo oppresso ed effondere il sentimento nelle cose trasfigurate in simbolo.
Dall'espressionismo tedesco trae atmosfere desolate e inquietanti:
«le corolle dei dolci fiori
insabbiate.
Forse nella notte
qualche ponte verrà
sommerso.
Solitudine e pianto -
solitudine e pianto
dei larici»
oppure
«All'alba pallidi vedemmo le rondini
sui fili fradici immote
spiare cenni arcani di partenza»
o anche
«Petali viola
mi raccoglievi in grembo
a sera:
quando batté il cancello
e fu oscura
la via del ritorno»
La crisi di un'epoca s'incontra con la sua tragedia personale e se, come scrisse in una lettera, «la poesia ha questo compito sublime: di prendere tutto il dolore che ci spumeggia e ci rimbalza nell'anima e di placarlo, di trasfigurarlo nella suprema calma dell'arte, così come sfociano i fiumi nella celeste vastità del mare», quel dolore non si placa nella sua poesia ma, come un fiume carsico, ora vi circola sotterraneo e ora emerge e tracima, sommergendo l'espressione poetica nel modo stesso in cui travolse la sua vita.

El espantapájaros

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XIX octava de Miguel Hernandez

Centenario Miguel Hernandez

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